Stamattina i ragazzi dell’ENPA hanno catturato 3 gatti randagi: uno rosso super-raffreddato, una micia incinta e un’altra di circa un anno. Il compito di Luciano è quello di castrarli per poi rimetterli in libertà (attività di controllo delle colonie feline, sovvenzionata dal Comune) e, se si riesce, trovar loro una famiglia.
Per il rosso e la gatta incinta non è stato un grosso problema il trasferimento in una delle gabbie dell’ambulatorio, ma la micia giovane era davvero una peste! Una volta sistemati nelle gabbie gli abbiamo messo la sabbia, acqua e un po’ di scatoletta. Il rosso s’è sbafato tutto in un attimo!
Per il rosso e la gatta incinta non è stato un grosso problema il trasferimento in una delle gabbie dell’ambulatorio, ma la micia giovane era davvero una peste! Una volta sistemati nelle gabbie gli abbiamo messo la sabbia, acqua e un po’ di scatoletta. Il rosso s’è sbafato tutto in un attimo!
Sterilizzare la gatta già incinta sarebbe stato un po’ più lungo e complicato, per cui, dal momento che c’eravamo solo io e Luciano, abbiamo sterilizzato la micia giovane.
Fare la puntura a quell’indiavolata è stato un po’ un problema: l’abbiamo messa in una gabbietta e Luciano l’ha spinta contro il fondo usando un bello spessore di stracci. Spiaccicata così contro la parete (avete presente le caricature di quando uno va a sbattere contro il muro, con le braccia larghe e la faccia da un lato?) non è stato poi difficile farle la puntura alla coscia attraverso le sbarre.
Una volta addormentata abbiamo proceduto normalmente con l’intervento. Per me era la prima volta che facevo da vera e propria assistente, prima osservavo solo e controllavo battito cardiaco e frequenza respiratoria dal monitor. Stavolta cappuccio, guanti e mascherina: ho tenuto aperto con le pinze, tamponavo con la garzina, tagliavo il filo per la sutura. Poche cose, ma per un’ingegnere è già un bel traguardo!
Fare la puntura a quell’indiavolata è stato un po’ un problema: l’abbiamo messa in una gabbietta e Luciano l’ha spinta contro il fondo usando un bello spessore di stracci. Spiaccicata così contro la parete (avete presente le caricature di quando uno va a sbattere contro il muro, con le braccia larghe e la faccia da un lato?) non è stato poi difficile farle la puntura alla coscia attraverso le sbarre.
Una volta addormentata abbiamo proceduto normalmente con l’intervento. Per me era la prima volta che facevo da vera e propria assistente, prima osservavo solo e controllavo battito cardiaco e frequenza respiratoria dal monitor. Stavolta cappuccio, guanti e mascherina: ho tenuto aperto con le pinze, tamponavo con la garzina, tagliavo il filo per la sutura. Poche cose, ma per un’ingegnere è già un bel traguardo!
Terminato l’intervento abbiamo dovuto tagliarle un pezzettino di orecchio. Il taglio serve ai ragazzi dell’ENPA per riconoscere i gatti castrati e rimessi in libertà: orecchio destro maschio, sinistro femmina. Ovviamente non li si riduce ad avere l’orecchio monco, è un taglietto proprio minimo.
Ed ecco la micia, pronta ad essere rimessa in libertà (dopo ovviamente un periodo di degenza da noi in ambulatorio) e, finalmente, tranquilla!!!
6 commenti:
fenrisar, non so dove mandi il collegamento che hai messo, sono stata costretta a cancellare il tuo commento perchè creava dei problemi...
basta rimandare agli antivirus, per cortesia.
Non sapevo del taglietto di riconoscimento, spero che non sia doloroso... Bel blog comunque, e complimenti per l'impegno sociale!
no no il taglietto non fa niente, glielo si fa quando è ancora sotto anestesia !!
comunque me lo aspettavo molto più 'incisivo', ma si vede appena !
grazie !!
Sono ancora molto triste ed arrabbiato per il taglio del gatto randagio che ho adottato da cucciolo. Oltre che andare oltre i 7mm consentiti dalla legge ulteriori 12mm si sono necrotizzati dopo una settimana....VERGOGNA MACELLAI!
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